Lo slogan della Global Solo Challenge, semplice ed esauriente, composto da sole quattro frasi, attira l’attenzione e l’interesse dei navigatori, soprattutto degli skipper partecipanti, ma anche di tutti quegli appassionati di vela d’altura, che senza dubbio seguiranno con entusiasmo la regata e gli skipper coinvolti.
Queste quattro frasi descrivono questo evento in modo rapido, conciso e chiaro.
Ognuna spiega un aspetto dell’avventura.
La prima definisce “il chi”. IN SOLITARIA.
La seconda fornisce “lo scopo”. INTORNO AL MONDO.
La terza riguarda “il come”. SENZA SCALO.
E la quarta indica “per quale strada”. ATTRAVERSO I TRE GRANDI CAPI.
Ognuna rappresenta una grande sfida che tutti i concorrenti dovranno affrontare durante i mesi trascorsi in mare.
A dire il vero, dovranno far fronte ai primi tre aspetti da subito, a partire dalla linea di partenza. Ma quello a cui penseranno con deferenza e, perchè no, con una certa dose di “timore”, è il quarto, “ATTRAVERSO I TRE GRANDI CAPI”. Questo implica il percorso più lungo – quasi metà della corsa, 10000 miglia! – il peggiore in termini di vento, mare, condizioni meteo… e il più significativo.
Quando si lasceranno alle spalle l’arcipelago di Tristan da Cunha, navigando intorno al 40° parallelo sud puntando verso est, all’inizio, con forti venti e mare che li spingono da ponente mentre sono concentrati sul raggiungere il primo dei grandi capi, dovranno decidere quale tattica adottare. Con l’Africa meridionale al traverso, le condizioni del tempo giocheranno un ruolo fondamentale nella scelta della loro latitudine.

E’ il momento di doppiare Capo di Buona Speranza!!! Il primo dei tre grandi capi!!
Tenuto conto delle correnti – volendo sfruttare quella dell’Atlantico del sud – e dei venti – cercando di prendere quelli da ovest – la cosa più naturale è passare il Capo di Buona Speranza (18°30’E) a una latitudine di circa 40°S, lasciandosi il Capo a babordo a 300 miglia a nord.
Avvicinarsi di più all’estremità meridionale del continente africano vorrebbe dire andare incontro ai venti prevalenti e alle correnti della zona di Capo Agulhas e del suo basso fondale che si estende per 100 miglia dalla costa, e che in condizioni normali è caratterizzato da venti sfavorevoli e correnti contrarie.

Una volta passato il meridiano 18°30’E e ragguinto l’oceano Indiano meridionale, le terre più vicine davanti a loro saranno tre gruppi di isole: le Isole del Principe Edoardo, distanti 900 miglia; le Isole Crozet, distanti 1500 miglia; e le Isole Kerguelen, distanti 2100 miglia. In teoria i primi due arcipelaghi sono nella zona di esclusione antartica, in cui i partecipanti non possono entrare. D’altro canto, il terzo gruppo di isole si trova al di fuori della zona di esclusione antartica e, se necessario, è il posto più vicino per trovare riparo dal vento lungo la rotta per Capo Leeuwin da Tristan da Cunha.
La strategia meteo a queste latitudini (i “quaranta ruggenti”) si basa prevalentemente sul monitoraggio dei sistemi di bassa pressione che si muovono da ovest verso est, cercando di anticiparne la traiettoria e la latitudine. I concorrenti devono puntare soprattutto ad avere vento e mare a favore, scegliendo i percorsi più a ESE (tenendosi alla larga dalla zona di esclusione antartica) o quelli più a ENE. Quale sia il tragitto, devono cercare di navigare a nord dei sistemi di bassa pressione – che nell’emisfero australe ruotano in senso orario – e a sud delle zone di probabile alta pressione – dove i venti soffiano in senso antiorario – tentando sempre di non perdere i venti occidentali prevalenti.

Nell’oceano Indiano meridionale, tra i 40°S e i 50°S, i venti, in una percentuale tra il 32% e il 52%, soffiano da ovest con una media di forza 6; tra il 30% e il 35%, soffiano da nordovest con la stessa intensità; a questi seguono, in termini di frequenza e intensità, venti da sudovest, il 30% dei quali con una media di forza 5. Da nord le condizioni sono più lievi, con venti di scarsa intensità. Diverse condizioni climatiche, anche se incluse nelle pilot chart, sono meno frequenti e meno intense. Questi dati si riferiscono al mese di dicembre. A novembre, le condizioni sono molto simili in termini di percentuali, forze e direzioni. In gennaio e febbraio i venti sono più forti ma mantengono le direzioni indicate nelle statistiche.
Il clima è umido, ventoso, freddo, e in generale poco piacevole. La vita a bordo si svolge prevalentemente all’interno, limitando le uscite in pozzetto e in coperta a quelle attività imprescindibili come manovrare, controllare, osservare e altre incombenze. Caratterizzato da cieli nuvolosi e cattivo tempo, di norma legato alle basse pressioni, l’oceano meridionale sarà senz’altro “LA SFIDA” per i partecipanti alla GSC.
PASSANDO PER I TRE GRANDI CAPI!!!
Quando i partecipanti alla GSC si lasceranno dietro il primo dei grandi capi, il significato di questa frase inizierà a prendere forma. La sfida dei mari del sud continuerà a crescere nel corso delle 10000 miglia che li aspettano prima di cambiare un’altra volta la rotta, dopo che avranno doppiato l’ultimo e il più impegnativo dei tre promontori, il mitico Capo Horn, che sarà l’inizio dell’ultimo tratto di risalita in Atlantico, per tornare a A Coruña.