Capo Horn: affrontarlo durante una tempesta e doppiarlo

Global Ocean Race 2011/2012 – Rotta su Capo Horn

Finita la seconda tempesta, il vento cala rapidamente, e nel giro di mezza giornata diventa portante e possiamo addirittura issare il gennaker grande. Io e Hugo festeggiamo, ridiamo, scherziamo. Il meteo per i prossimi giorni sembra favorevole e possiamo senz’altro prendere un attimo di pausa dopo una settimana davvero dura. Sette giorni di burrasche, due barche ritirate, ma noi siamo riusciti a superare il peggio senza danni. Stiamo facendo rotta su Capo Horn partiti dalla Nuova Zelanda.

Capo Horn - La tregua dopo le burrasche dei giorni precedenti
Capo Horn – La tregua dopo le burrasche dei giorni precedenti – Marco Nannini

La navigazione procede tranquilla, il gennaker grande ci regala delle belle planate. Presto verremo raggiunti da una dorsale di venti leggeri che ci farà rallentare. Tutto sembra sotto controllo e l’unica cosa che sta davvero cambiando è la temperatura. Fuori è davvero freddo, l’umidità nell’aria è incredibile e l’acqua è a soli sei gradi centigradi. Siamo ancora secondi, il meteo però sembra aprirci un’opportunità di recuperare miglia su Cessna, che conduce la regata.

Rotta su Capo Horn
Rotta su Capo Horn

In regata verso Capo Horn

“Credi che rallenteranno così tanto da poterli riprendere”? chiede Hugo.

“Perché no? Se ci posizionassimo in questa zona, vedi, saremmo anche noi al limite della dorsale, solo più a Sud e con vento migliore”. Hugo i segue con sguardo perplesso, poi posiziona il cursore sul punto che indicavo.

Que putas, sessanta gradi Sud! Ti vuoi davvero spingere così in basso”!?

Capo Horn - Un momento di riposo
Capo Horn – Un momento di tregua

Proprio mentre il nostro dibattito procede in allegria il pilota automatico decide che è ora di farci uno dei suoi scherzi. Il braccio affonda tutto da un lato e, senza alcuna possibilità di reagire, la barca stramba. Siamo schiacciati dal vento con tutti i pesi dal lato sbagliato e la randa appoggiata alle volanti. Non arrivo neanche alle scotte in pozzetto che sento di nuovo il gennaker strapparsi. Nulla da fare. Lo tiriamo giù, il danno è troppo esteso per essere riparato. Non ci voleva.

Cambiamo vela e ci rimettiamo in rotta. Punteremo più a Sud di Cessna per tentare di superarli.

Capo Horn - Gennaker strappato
Capo Horn – Gennaker strappato – Hugo Ramon

La quiete prima della tempesta di Capo Horn

Come previsto la dorsale di venti leggeri ci raggiunge, ma ripartiamo, anche se lentamente. Alle sue spalle e continuiamo a macinare miglia verso sud guadagnando rispetto a Cessna, che rimane invece piantata senza un filo di vento. Difficile pensare che pochi giorni fa questo fosse il mare più feroce che avessimo mai visto.

La nostra tattica funziona e la nostra rimonta è implacabile. Riusciamo a raggiungere la loro stessa longitudine passandole oltre cinquanta miglia più a Sud e recuperando quasi trecento miglia di distacco. Sono di buon umore.

Capo Horn - La quiete prima della tempesta
Capo Horn – La quiete prima della tempesta

Fuori c’è nebbia fitta e la barca procede come uno spettro sull’acqua liscia. Con poco più di sei nodi di vento ne facciamo quasi sette di velocità. L’aria è umida e fredda e siamo a un passo dallo zero. La temperatura dell’acqua e scesa a quattro gradi e mezzo. Mi sembra di essere tornato tra i banchi di Terranova, durante la OSTAR, dove avevo navigato in un silenzio assoluto, in un’atmosfera da bosco incantato. Come allora nell’aria c’è l’odore della neve.

Capo Horn - L'aria fredda ed umida
Capo Horn – L’aria fredda ed umida – Marco Nannini

La visibilità è scarsissima e ci accontentiamo di guardare il radar, ma un’e-mail da Cessna ci conferma il mio presagio: siamo in zona iceberg. Sono trenta miglia più a nord di noi e ne hanno appena avvistati due piccoli. Usciamo in coperta ma non serve a niente, la nebbia è più fitta che mai. Non c’è molto che possiamo fare.

Gli iceberg vicini a Capo Horn

Puta madre, iceberg? Davvero”?

“Siamo in zona a rischio, cerco, ma la probabilità dovrebbe essere bassa”. Gli mostro l’ultima immagine satellitare fornita dal comitato regata prima della partenza. “Siamo a meno di cento miglia dal limite dei ghiacci noti e qualche piccolo iceberg potrebbe tranquillamente essere arrivato fin qui alla deriva”.

“Teniamo d’occhio il radar e se si alza la nebbia guardiamo anche fuori”!

Continuiamo sulla nostra rotta e incassiamo altri dividendi sul nostro investimento. Per la prima volta dalla partenza siamo in testa alla regata. Non mi faccio illusioni sulla possibilità di vincere la tappa. Ma basterebbe un errore o un danno a bordo di Cessna per regalarci il gradino più alto del podio.

Al comando della regata

Per ora, per questo, voglio godermi la sensazione unica di essere al comando di una regata che fa il giro del mondo. Con due iceberg alla mia sinistra, la calotta polare antartica a destra e Capo Horn davanti a me! Sono improvvisamente euforico e Hugo ogni tanto mi guarda e scuote la testa. E’ incredibile quanto lo stato d’animo influenzi la nostra percezione delle cose.

Capo Horn - Passiamo in testa alla regata
Capo Horn – Passiamo in testa alla regata

Nei giorni successivi navighiamo dritti filati verso Capo Horn senza grosse sorprese. Un fronte freddo ci fa visita con il suo solito giro di vento e mare incrociato e ci porta per la prima volta la neve. Il più temuto dei capi è ormai a meno di tre giorni di navigazione e l’obiettivo sembra sempre più palpabile.

Il Pacifico, però vuole salutarci a modo suo. Una nuova profonda depressione entra in rotta di collisione con noi.

La grande tempesta di Capo Horn

Io e Hugo ci sediamo al carteggio a scaricare un file che conferma il consueto scenario. Il vortice passerà poco a Sud di di Capo Horn fra meno di tre giorni e noi non potremo fare niente per evitarlo. Ne subiremo la furia in pieno e ritroveremo in corrispondenza di Capo Horn proprio al passaggio del fronte freddo, nel  momento più pericoloso.

Meteorologia - Capo Horn - Fronte Freddo
Meteorologia – Capo Horn – Fronte Freddo

La situazione è talmente seria che inizia uno scambio di e-mail fra noi, Phesheya e Cessna. Per la prima volta ci scrive perfino al direzione della regata. Vicino al centro della depressione sono attesi venti di tempesta violenta forza undici. Il vento potrebbe facilmente superare i sessanta nodi di media oraria.

E’ una bestia diversa dalle altre. La studiamo sul cartografico, le isobare sono così vicine che sullo schermo del computer si distinguono appena.

Capo Horn - Il minaccioso fronte freddo
Capo Horn – Il minaccioso fronte freddo – Hugo Ramon

Josh ci ci invia un’ulteriore e-mail per dirci che hanno messo in allerta la guardia costiera cilena e quella argentina. Il tutto contribuisce a generare un certo clima d’ansia. Anche Nick su Phesheya non è affatto tranquillo e mi scrive solo: “Fai attenzione, ricordati di dove sei”.

Scelte difficili in regata, Capo Horn ci lascerà passare?

Passo la notte a riflettere, non ho paura del vento, ma ho paura di arrivare con mare molto formato in prossimità di Capo Horn. Il fondale marino passa da circa quattromila metri a poche centinaia, come nel golfo di Biscaglia, come sui banchi di Terranova. E’ questo a rendere le onde molto più ripide e pericolose in questi posti.

Oltre tutto sarebbero sicuramente frangenti, e con il passaggio del fronte freddo i due treni d’onda incrociati potrebbero creare davvero un inferno. Quando accadrà, preferirei trovarmi in acque profonde, con miglia a sufficienza per scappare senza dovermi preoccupare di finire sugli scogli.

Capo Horn - La preoccupazione per la tempesta
Capo Horn – La preoccupazione per la tempesta – Hugo Ramon

Cessna riuscirà a superare Capo Horn prima che arrivi il peggio, ma per noi il rischio è troppo grande. Proseguire vorrebbe dire mettere a repentaglio la nostra incolumità e l’intero progetto. Devo preservare la barca, dobbiamo scegliere la prudenza, ormai ne sono convinto.

Capo Horn - I preparativi per la tempesta
Capo Horn – I preparativi per la tempesta – Marco Nannini

“Hugo, dobbiamo guadagnare miglia verso Sud, aspettare che passi il peggio, in modo da arrivare a Capo Horn in condizioni relativamente tranquille”.

“Marco, sei tu il capitano, e comunque sono d’accordo con te”.

Evitare il peggio per non subirlo

Verso sera abbiamo già preparato tutto per la tempesta. Armiamo con largo anticipo la tormentina e per la prima volta in tutta la regata diamo la quarta mano di terzaroli. Lasciamo esposta solo la testa squadrata della vela dipinta di arancione. Per rallentare ci mettiamo alla cappa, il vento ha già raggiunto i quaranta nodi abbondanti e il cielo si sta incupendo.

Capo Horn - Prima che arrivi la tempesta
Capo Horn – Prima che arrivi la tempesta

Aspettiamo così tutta la notte, su e giù tra onde enormi. Il vento fischia violento creando un frastuono snervante. Ma anche se le onde crescono di dimensione ho l’impressione che in acque così profonde non arriveranno a diventare pericolose. Infatti la barca rimane relativamente stabile e confortevole.

Sentiamo le prime avvisaglie dell’arrivo del fronte: un po’ di pioggia, raffiche più violente, nuvole basse sempre più nere, mare confuso e incrociato. Sembra una scena apocalittica e continuo a chiedermi cosa avremmo incontrato se fossimo andati avanti. Una nuvola porta addirittura la grandine, decidiamo di rintanarci di nuovo sottocoperta ad aspettare.

Capo Horn - Il fronte freddo si abbatte su di noi
Capo Horn – Il fronte freddo si abbatte su di noi

La grandinata finisce, passano le ore, il vento ruota, segno che il fronte ci ha superato e possiamo ripartire.

Torniamo in regata: prua su Capo Horn

“Si va”? Dico a Hugo.

Capo Horn - La barca plana con pochissima vela nella tempesta
Capo Horn – La barca plana con pochissima vela nella tempesta

Il centro delle depressione ormai è più a Est di noi, il vento è arrivato a cinquantacinque nodi e non dovrebbe peggiorare ulteriormente. Appena sciogliamo le briglie e ci togliamo dalla posizione di stallo, la barca parte in planata nonostante le vele ridottissime. Andiamo avanti così tutta la notte, e la mattina il cielo si squarcia.

Dietro nuvole del colore di lastre di metallo si vede qualche mattonella di cielo azzurro. Il sole basso sull’orizzonte ci regala il i primi raggi da giorni. Non è ancora finita, il vento continua a ululare furioso, ma il morale comincia a salire.

Capo Horn - Decidiamo di ripartire dopo il fronte freddo
Capo Horn – Decidiamo di ripartire dopo il fronte freddo – Marco Nannini

E in effetti le raffiche iniziano a essere meno impetuose. Già a metà giornata togliamo la quarta mano di terzaroli e la tormentina. Poi il vento cala bruscamente e ci permette di arrivare alla longitudine di Capo Horn. Abbiamo già con randa piena e la vela di prua srotolata in circa venticinque nodi di vento. Abbiamo evitato il peggio e soprattutto non abbiamo subito danni.

Purtroppo, per prudenza, siamo transitati lontano da Capo Horn e non riusciamo a vederlo dietro le nuvole all’orizzonte.

Capo Horn decide di lasciarci passare

Io e Hugo ci alterniamo a scattarci un sacco di foto tenendo un cartello improvvisato con scritto “Cape Horn”, ma sullo sfondo non si vede nulla, potremmo essere ovunque!

A bordo ci arrivano subito tantissime e-mail con i complimenti di tutti. Dovrebbero aiutarci a renderci conto di dove siamo e dell’impresa che abbiamo fatto. Non avendo ancora avvistato terra la situazione risulta un po’ surreale.

E’ il 24 febbraio 2012, ho trentatré anni, penso, e ho appena doppiato Capo Horn. Provo a raccogliere le sensazioni e le emozioni. ho sognato e immaginato questo momento per così tanto tempo, forse mi aspettavo qualcosa di più epico. Nascondo una lacrima, mi sento molto emotivo.

Capo Horn - I festeggiamenti
Capo Horn – I festeggiamenti – Marco Nannini

Hugo richiama la mia attenzione: è ora di decidere quale rotta seguire. La situazione à tranquilla e il vento dovrebbe continuare a calare. Scegliamo dunque di dirigerci verso lo stretto di Le Maire. La rotta pù breve passando fra la Terra del fuoco e l’Isola degli Stati. Abbiamo solo una succinta descrizione del portolano. “Forti correnti di marea fino a cinque nodi di intensità si alternano sull’asse del canale Nord-Sud ogni sei ore. Il mare si frange violentemente con vento contrario alla corrente. Sconsigliato il transito con vento forte” Non abbiamo alcuna tabella delle maree locali e non abbiamo modo di sapere se arriveremo corrente favorevole o contraria”.

La Terra del Fuoco

Finalmente avvistiamo terra: è la Terra del Fuoco con le sue montagne a picco sul mare e le cime innevate. Mi emoziono di nuovo, sono passati ventisette giorni da quando la Nuova Zelanda è sparita nella foschia alle nostre spalle, e ora il primo scorcio dell’Argentina rente tutto più reale. Abbiamo davvero doppiato Capo Horn!

La Terra del Fuoco
La Terra del Fuoco

Quante volte ho preso in mano un mappamondo e guardando l’immenso oceano Pacifico ho immaginato di attraversarlo. Quante volte ho temuto la sperduta desolazione. Mi si gonfiano di nuovo gli occhi, è più forte di me.

Lo stretto di Le Maire

Siamo circondati da una miriade di uccelli. Intorno a queste terre c’è tantissima vita marina e si respirano odori diversi da quelli dell’oceano aperto. Siamo immersi in una natura spettacolare. La costa scura, selvaggia, disabitata, le nuvole, la neve. O nostri occhi fanno una scorpacciata di bellezza.

Capo Horn - La Terra del Fuoco
Capo Horn – La Terra del Fuoco – Marco Nannini

Arriviamo all’imboccatura dello stretto con pochissimo vento e abbiamo la fortuna di trovare la corrente favorevole e acceleriamo risucchiati fra le due isole. L’acqua ribolle e si formano grandi vortici. Possiamo solo sperare che non ci siano ostacoli o alghe in cui rimanere intrappolati. L’acqua ci trascina velocissima, nel punto più stretto tocca i sette nodi. Per un po’ sembriamo una nave di carta in un fiume in piena. Poi con un certo senso di sollievo, veniamo letteralmente sputati fuori dall’altro lato.

L’Oceano Atlantico

Davanti a noi si stende ora un mare piatto, calmo, dipinto con colori caldi da un tramonto sereno. Siamo usciti dal grande Sud, dalle sue onde gigantesche dalla sua costante minaccia. Proviamo una senso di sicurezza sapendo di essere in Atlantico.

Capo Horn - finalmente in Atlantico
Capo Horn – finalmente in Atlantico

Si è in qualche modo chiuso alle nostre spalle il grande mistero del Pacifico, del grande Sud. Un capitolo fatto di anni passati ad immaginarlo, a leggerlo sui libri, a temerlo, a desiderarlo. Finalmente abbiamo girato l’angolo, Capo Horn è alle nostre spalle.

Atlantico - Il cielo si tinge di colori caldi
Atlantico – Il cielo si tinge di colori caldi

Tratto da “Dalla Banca all’Oceano“, edizioni Longanesi, di Marco Nannini. Il racconto della partecipazione alla regata Global Ocean Race 2011/2012. Regata per equipaggi in doppio, in cinque tappe, su Class40, barca di 12 metri.

Capo Horn - Il primo tramonto in Atlantico
Capo Horn – Il primo tramonto in Atlantico

Per un articolo tecnico relativo a questa navigazione leggere:

Rotta su Capo Horn con il periodo di attesa alla cappa
Rotta su Capo Horn con il periodo di attesa alla cappa