X 37 “Le souffle de la mer III” – ©Louis Robein
La Global Solo Challenge è una grande avventura umana che accomuna navigatori da tutto il mondo. Ognuno di loro ha delle particolarità e caratteristiche specifiche. La scelta della barca con cui navigano ci racconta molto su di loro, è una decisione che dipende dalla loro vita, dalla loro storia in mare e a terra. Spesso è frutto di un colpo di fulmine, come se navigatore e barca sapessero di essere destinati a vivere insieme grandi avventure. Durante un giro del mondo, come testimoniano tanti navigatori che si sono già cimentati in questa impresa, la barca diventa un binomio con il navigatore. La barca è una compagna di viaggio, è il mezzo per realizzare un sogno, è casa, è il legame materiale che lega alla terra da cui si parte e si ritorna.
Louis Robein, forte delle sue numerose partecipazioni alla Solitaire du Figaro è un navigatore completo, competitivo e meticoloso. Ha scelto di partecipare alla GSC con l’imbarcazione che possiede dal 2010, puntando sull’affidabilità e sposando la filosofia del riutilizzo e riciclo che promuove l’organizzazione della regata. Residente a Lione, l’imbarcazione di Louis fa base nel golfo di Saint Tropez, alla marina di Cogolin.

La scelta della sua barca è stata un caso. “Dopo aver partecipato ad otto edizioni della Solitaire du Figaro, l’organizzazione, nel 2003, ha cambiato le barche ammesse. Per un dilettante come me, senza sponsor, era impossibile partecipare e ho dovuto abbandonare il circuito. Anni dopo, nel 2010, ho deciso di acquistare una barca più confortevole ma che potesse ancora soddisfare il piacere di andare veloce, un cruiser-racer. Sono andato al Salone Nautico di Parigi a vedere cosa offriva il mercato. Per caso, ho incontrato una persona che conoscevo agli stand dei cantieri X-Yacht. In realtà, volevo solo vedere delle belle barche ma non pensavo potermele permettere. Il mio conoscente, che in passato aveva regatato con me nel circuito Figaro, mi ha proposto una barca un po’ più piccola di quella che pensavo di comprare ma molto bella, solida e performante. Era una barca d’uso, di cinque anni, un X-37 varato nel 2005. È stato un colpo di fulmine e un caso del destino e l’ho comprata. Nel tempo ho potuto apprezzare la qualità dei particolari e il piacere di navigare sulla mia barca. Sono contento della mia scelta.”
Le imbarcazioni del cantiere X-Yachts, fondato dai fratelli Lars e Niels Jeppesen in Danimarca nel 1979, negli anni sono diventate sinonimo di design e qualità. I fratelli Jeppesen erano appassionati loro stessi di regate e hanno creato un prodotto per amanti della vela “veloce”. Dopo più di quarant’anni di produzione, il cantiere conta oggi più di 60 modelli di imbarcazioni a vela. L’X 37, prodotto tra il 2004 e il 2010 conta 150 esemplari circa e nel palmares vi sono ben tre vittorie consecutive al Campionato Mondiale ORC 670 del 2008.

Lo scafo di 11,35 metri fuori tutto è costruito in sandwich con anima in schiuma sintetica di pvc. La chiglia a bulbo, di piombo, conferisce stabilità alla barca. L’albero è sovradimensionato, con due ordini di crocette raggiunge i 16 metri d’altezza, rendendo l’imbarcazione veloce. L’imbarcazione con un peso di quasi sette tonnellate è stabile e potente per affrontare con buone prestazioni anche in mare formato.
Il sartiame è in rod nitronic 50, in tondino d’acciaio quindi resistente alla corrosione e con ottime caratteristiche di allungamento e carichi di rottura. “Per il mio giro del mondo navigherò con vele in dacron, delle vele solide con un tessuto classico per una buona durata. Avrò una randa, un genoa rollato, una trinchetta e una tormentina che posso montare sulla vela rollata a prua. Per le andature portanti, uno spinnaker con tangone in carbonio.”
La tuga ha una cappottina paraspruzzi per proteggere l’equipaggio. Tutte le manovre, anche le mani di terzaroli, sono rinviate in pozzetto e non ci sono winch sull’albero. “Non ho dovuto cambiare l’assetto della barca per la mia navigazione in solitario. A bordo delle barche del cantiere X-Yachts ci sono materiali di qualità e tutto è solido. Il trasto della randa è integrato al pozzetto e ho due winch uno su ogni bordo per regolare la grande randa di quasi 44 m2. Faccio delle uscite anche con degli ipovedenti dell’UNADEV (Unione nazionale francese dei ciechi e degli ipovedenti) e con persone con poca esperienza; quindi, ho organizzato la barca per far fronte da solo ad eventuali emergenze. La barca è reattiva e piacevole da timonare: ha una grande ruota di quasi un metro e mezzo per dirigere la grande pala del timone compensato.”

Louis ha già completato la qualifica di duemila miglia richiesta dall’organizzazione della GSC per validare la partecipazione al giro del mondo in solitario. In realtà, ha compiuto un vero giro dell’Atlantico con traversata atlantica dall’Europa ai Caraibi in equipaggio e ritorno in solitario. Questa esperienza ha permesso a Robein di conoscere meglio la sua barca e pensare a soluzioni efficaci per la lunga navigazione che l’attende.
“L’anno scorso durante il mio giro dell’Atlantico ho potuto testare la barca. Ho deciso di installare due idrogeneratori per non dover spostarne uno da un bordo all’altro, operazione non semplice da compiere in sicurezza. All’interno ci sono due cabine, una a prua e l’altra a poppa ma per il mio giro del mondo trasformerò le porte in paratie stagne e vivrò nel centro barca, dove si trovano anche il tavolo da carteggio su cui ho gli strumenti per la navigazione e lo studio della meteorologia e la cucina. Dormirò nel quadrato per essere pronto ad uscire velocemente, in caso di bisogno. Ho studiato soluzioni volte sia all’utilità che al confort che non può mancare in un viaggio così lungo.”
Louis ha iniziato presto la preparazione per la GSC e lavora a tempo pieno da settembre 2021. Il suo progetto è autofinanziato, anche se ricerca attivamente sponsor e ha ricevuto solo alcune donazioni volontarie. Ha studiato lungamente le soluzioni per gli strumenti e i materiali da aggiungere. Lavora da solo e saltuariamente cinque persone l’aiutano: Jean-Claude, Jean-Pierre, Lionel, Régis et Thierry. Le modifiche principali del suo mezzo sono state unicamente nell’equipaggiamento della barca: un nuovo radar, un secondo idrogeneratore, un nuovo dissalatore e gli strumenti di telecomunicazione. Niente di strutturale. “Il cablaggio dell’impianto elettrico e l’installazione degli strumenti di telecomunicazione come le antenne del telefono satellitare e dell’Iridium GO, per i dati è stato impagnativo. Ho dovuto montare una seconda presa per l’idrogeneratore. Ho aggiunto altre pompe di sentina in ogni zona stagna. Privilegio, comunque, la sicurezza alla performance. Il mio scopo è finire il giro del mondo e se potrò mi batterò, ma voglio soprattutto partecipare.”

Il nome che Louis ha scelto per la sua barca esprime tutta la sensibilità di questo navigatore, “Le souffle de la mer III”, una sinergia tra vento e mare in cui emerge l’anelito ad un’alleanza con la natura. Per Louis è indispensabile vivere in sintonia e rispettare la natura, mai combatterla perché comunque sarebbe una battaglia persa. “Quando navigavo in Figaro, tutti avevano sulla barca il nome dello sponsor e io, da dilettante, avevo potuto sceglierlo. “Le souffle de la mer” piaceva a tutti e mi dicevano che era molto significativo, così anche quando ho cambiato barca l’ho mantenuto. Per me, il contatto con la natura è la base dell’andare per mare. Mi sento in simbiosi con la natura e ci sto bene, come fossi al mio posto.”
Interrogato sulla sua relazione con Le souffle de la mer III che lo porterà a cavalcare le onde del suo sogno Robein racconta che “il mio giro nell’Atlantico mi ha permesso di creare una complicità più profonda con la mia barca. La navigazione in solitario ci ha unito. Ora ne conosco pregi e difetti e la sto organizzando perché sia completamente parte di me e mi rispecchi. Le souffle de la mer III è la mia compagna di viaggio e non vedo l’ora di portarla sulla linea di partenza a A Coruña e di iniziare il 23 settembre questa grande avventura insieme.”
