Massimiliano detto Max Sirena, classe 71, occhi azzurri e limpidi come il mare che l’ha stregato fin da bambino e ora lo vede protagonista. Dotato di rara semplicità e gentilezza propria di chi non ha niente da dimostrare perché è un grande uomo, non solo un noto velista. Max Sirena è uno dei pochi italiani a poter vantare sette campagne di Coppa America dal 2000 ad oggi

La prima sfida in Coppa America per Max Sirena
Nel 2000 il debutto come aiuto prodiere nel team Luna Rossa che gli vale la vittoria alla Louis Vuitton Cup.
“La prima sfida di Luna Rossa è stata un’avventura sportiva e di vita, ricordo tanti aneddoti ma ci vorrebbe un libro per raccontarli tutti. Di sicuro il ricordo più bello è stata la vittoria della Louis Vuitton Cup nella finale contro Cayard. Forse mi sentirei ancora oggi di classificarla come una delle regate più belle della Coppa America moderna,” ricorda Max Sirena.

“Della barca ITA45 ricordo che parlavamo a quella barca, aveva un’anima, forse perché la trattavamo veramente come fosse una bella donna!”
Nelle successive campagne a bordo di Luna Rossa nel 2003 e 2007 conferma il suo ruolo nel team e cresce dal punto di vista sportivo.
La prima vittoria all’America’s Cup
Nell’edizione del 2010 in gara per la 33a America’s Cup a Valencia Max ottiene la sua prima vittoria, vestendo i colori di BMW Oracle Racing. Russell Coutts, divenuto CEO del team americano dopo i dissidi con Bertarelli, vuole fortemente la presenza del velista italiano che diventa suo braccio destro. A bordo diventa il responsabile dell’albero alare, nuovo elemento e asso nella manica che cambierà il risultato finale. Nonostante il sorprendente risultato e la miracolosa rimonta, Max Sirena confessa: “ho odiato quel trimarano! Ci ha fatto penare per tre anni tra disalberamenti e vari incidenti, anche se poi ci ha fatto vincere la coppa, la mia prima.”

Dopo la vittoria come skipper dell’Extreme 40 al campionato Extreme Sailing Series nel 2011, Max compie un salto professionale importante e torna alle origini. Per la successiva campagna nel 2013 conferma la sua presenza su Luna Rossa a San Francisco ma come skipper e team director.

Nel 2017 è l’anno in cui viene reintrodotta la Louis Vuitton Cup per decidere il challenger che sfida Oracle. Alla regata nelle Isole Bermuda, non si registrano team italiani ma Max Sirena viene reclutato dal team kiwi Emirates Team New Zealand. Una scelta che risulta vincente e il velista italiano ottiene per la seconda volta una vittoria all’America’s Cup.

La barca e l’America’s Cup che verranno
Grande attesa per la 36a Coppa America che si correrà ad Auckland nel 2021. Max Sirena è nuovamente alla guida del team Luna Rossa Prada Pirelli come skipper e team director. “La barca che amo di più deve ancora arrivare, spero di innamorarmi tra qualche mese della Luna Rossa di oggi!”, confessa entusiasta.

La passione per la vela
Com’è nata la tua passione per la vela, è stato un colpo di fulmine?
“Mi sono accostato al mondo della vela in modo naturale, sono originario di Rimini e lì tutti giocavano a calcio o andavano in barca. Più che della vela inizialmente mi sono innamorato del mare che è stato per me un forte richiamo fin da piccolo. Ero affascinato anche dal suono della sirena del faro di Rimini, mi piaceva ascoltarlo e aprivo la finestra anche in inverno per sentirlo.
Avevo la necessità di vedere il mare ogni giorno. Era una routine necessaria! Inoltre ho perso mia mamma quando avevo dieci anni e la mia valvola di sfogo era lo sport” ricorda Max Sirena.

“Mi sono appassionato a vela e windsurf all’età di otto anni, fino ai quattordici però ero solo interessato ad andare per mare, a scoprirlo. Non sentivo la necessità della competizione, ma amavo andare per mare e arrangiarmi da solo come scuola di vita,” racconta Max Sirena.
“Alla scuola di vela c’era un Sunfish abbandonato e tormentai il titolare finché me lo regalò e lo misi a posto per navigare.”
Gli insegnamenti paterni volti al pragmatismo
Hai raccontato che tuo padre ti motivava con la frase “Fai le cose, non dirle”, fastidioso forse per un ragazzo ora è un insegnamento che ti è servito?
“Era una frase che odiavo, ogni volta che me la ripeteva lo detestavo, ma con il tempo ho iniziato a capirne il vero senso. Per lui era fondamentale insegnarmi ad essere ingegnoso ma soprattutto pragmatico, voleva il risultato non il concetto!

Oggi purtroppo rendiamo tutto facile ai nostri figli, pensando di far bene, ma così li priviamo della soddisfazione della conquista e del fallimento. A volte commetto questo errore con i miei figli. Quando lo realizzo mi rendo conto di aver regalato un sorriso, ma in realtà l’ho privato di un insegnamento di vita,” racconta Max Sirena.
Coppa America ricordi del passato, riflessioni nel presente
Cino Ricci fu skipper di Azzurra. Che analogie e differenze puoi trovare tra Ricci e te, tra passato e presente?
“Cino è un eroe per me, è quello che, attraverso le sue sfide, mi ha fatto appassionare alla Coppa America. È quello che ha dato la possibilità, attraverso il “Giro d’Italia a Vela”, a tanti velisti di crescere e diventare dei campioni,” racconta Max Sirena.

Il Giro è stata una scuola di vita e di vela per tutta la mia generazione, credo manchi molto al panorama della vela italiana. Ma non voglio, né posso paragonarmi minimamente a Cino, lui è unico e solo. Spero da parte mia di riuscire a fare qualcosa di importante per la vela italiana e Luna Rossa.”
Vent’anni con una Luna Rossa nel cuore
Max Sirena è oggi skipper di Luna Rossa, quali sono i tuoi compiti e le tue responsabilità e come sei cambiato?
“Sono sempre rimasto fedele al mio primo team. Ora ho l’onore di essere per la seconda volta skipper e team director, il mio coinvolgimento è a 360 gradi. Dalla gestione del team con programmazione e strategia, alla gestione tecnico sportiva, alla ricerca e ai rapporti con gli sponsor, alle risorse umane. Ogni singolo contratto è stato discusso tra me e il team member, questo comporta un grande dispendio di energie,” racconta Max Sirena.

“In questo modo però ho la conoscenza totale di tutte le persone che lavorano per Luna Rossa Prada Pirelli. Non potrei svolgere il mio lavoro al meglio senza l’aiuto di molte persone che gestiscono il team con me, come Gilberto Nobili e Horacio Carabelli. Nei vent’anni di carriera mi sorprendo anch’io di come sono cambiato, ora sono diventato molto più paziente e posato nell’affrontare le situazioni. Devo gestire tante situazioni e a volte ripenso e capisco le reazioni che aveva Francesco De Angelis alle mie prime campagne. Sicuramente Tatiana, mia moglie, mi ha aiutato a maturare sotto tanti aspetti e a trovare un equilibrio anche dal punto di vista lavorativo.”
Max Sirena e il sogno italiano
Perché secondo te la Coppa America continua a far sognare di più le persone rispetto ad altre regate?
“Credo sia un fenomeno che accade in qualsiasi sport quando c’è un team italiano che partecipa ad un trofeo prestigioso. La Coppa America è il più famoso trofeo della vela e più antico al mondo per cui si compete tuttora. Quando l’Italia scende in mare, schierando una barca con il tricolore, tutti diventano velisti, timonieri, prodieri, randisti. Se poi il team va forte, è fatta, gli ingredienti perché la gente si appassioni ci sono tutti,” sorride Max Sirena.

Le barche della 36a edizione dell’America’s Cup
Cosa si prova a navigare sulla nuova Luna Rossa?
“È qualcosa di impressionante, questi bolidi fino a 15 nodi corrono a tre volte la velocità del vento,” racconta Max Sirena. “Ogni volta è un’emozione unica, che si può provare solo se si ha la fortuna di navigare su queste nuove barche.
Da un punto di vista tecnico, questa nuova classe è sicuramente il progetto più complesso a cui io abbia mai lavorato. Ci sono tre computer per gestire tutti i sistemi di bordo, per alimentarli i grinder lavorano producendo energia idraulica quasi tutto il tempo. I timonieri sono diventati quasi dei piloti che timonano, ma gestiscono anche la fase e la stabilità di volo. Sicuramente la barca più affascinante ed eccitante su cui io abbia mai navigato, ma meno paurosa del catamarano AC72, agli albori dei foil volanti.”
Il format delle regate della prossima Coppa America
Come cambierà il campo di regata per rendere spettacolari le prove e per mostrare tutto il potenziale di barche che raggiungono anche 49 nodi?
“I campi di regata ad Auckland saranno cinque in totale, tutti molto vicini alla costa. Questo permetterà, anche al pubblico a terra, di avere una visione ottimale delle regate e delle barche in azione,” racconta Max Sirena
Il campo di regata sarà confinato da linee immaginarie, che non possono essere oltrepassate, questo per creare le regate più ravvicinate e per aumentare il numero di manovre.

Si partirà di nuovo di bolina e questo permetterà che il circling, la fase di prepartenza, riprenda il valore tecnico che aveva in passato. Posizionare la barca sul lato giusto della linea di partenza sarà fondamentale. Abbiamo insistito noi su questo punto contro Team New Zealand. Inoltre la partenza avverrà in volo sui foil e il concorrente che riuscirà a coprire l’avversario e farlo cadere dai foil sarà avvantaggiato.
La distanza tra le due boe di bolina e poppa sarà di circa due miglia per tre giri, la durata sarà di circa mezz’ora. Queste barche raggiungono anche i 50 nodi con 18, 20 nodi di vento, la differenza con i catamarani precedenti sono le velocità medie. Noi decidiamo la tattica prima della regata, stabiliamo se partire sopravento o sottovento in base a tutte le informazioni meteo in nostro possesso.
Il match race tornerà in gioco con una forma diversa ma con la stessa efficacia di quello che vedevamo nel 2007. I romantici potranno aspettarsi delle sorprese da questo punto di vista,” si auspica Max Sirena.
Famiglia e mare: due amori per la vita
Come concili il lavoro con la famiglia e che messaggio ed insegnamento vuoi dare a tuo figlio anche con il tuo esempio?
“Ho poco tempo per la famiglia, in Coppa America si deve avere il tempo solo per la barca!”, confessa Max Sirena.“La mia famiglia l’ha capito dal primo giorno e rispettano questo aspetto del mio lavoro, è dura forse più per me che per loro.
Mio figlio, fortunatamente, è innamorato del mare a 360 gradi, fa tutti gli sport acquatici immaginabili: surf, windsurf, optimist, pesca subacquea. È cresciuto girovagando il mondo, grazie al mio lavoro e questo forse è il più grande insegnamento che gli ho potuto donare. Ho un bel rapporto con lui, lo metto a conoscenza delle cose e cerco di dargli le possibilità di provare sport diversi.
