Nodi marinari: fare il giro del mondo con soli 4 nodi essenziali!

Ho navigato oltre 80.000 miglia nella mia vita, inclusa una OSTAR, una Route du Rhum ed un giro del mondo alla Global Ocean Race 2011/2012. Immaginereste che a questo punto dovrei aver imparato tutti i nodi marinari di questo mondo, fatti bendati e magari con una mano sola. Non è così, lo ammetto, anzi, una cosa che ho sempre detestato e rendere le cose più complicate del necessario. La terminologia marinaresca italiana è un gergo che sembra quasi un codice segreto.

La vela l’ho imparata in acque inglesi, anche loro hanno qualche termine oscuro, ma in generale le cose hanno nomi intuitivi. Non ne faccio un elogio agli Inglesi di cui ho conosciuto anche l’ipocrisia e l’atteggiamento imperialista che li contraddistingue. Quello che ho però sempre apprezzato è quella struttura mentale che li porta a trasformare tutto in procedure ripetibili. Scalette da seguire per rendere anche l’operazione più complessa realizzabile. Check-list per non farsi trovare impreparati qualsiasi l’occasione, metodo e preparazione. E, guarda caso, anche un approccio pragmatico, semplice, essenziale a ciò che serve davvero saper fare e cosa no.

I nodi marinari non sono un’eccezione. Vi assicuro che un giro del mondo si può fare sapendo fare una una manciata di nodi. La lista si allunga aggiungendo alcuni nodi meno importanti che però sono utili in alcune situazioni specifiche.

Nodi Marinari essenziali

Per vostra pura curiosità ho incluso i nomi dei nodi marinari anche in lingua inglese. L’occhio attento noterà che hanno una loro logica e semplicità, divisi in tre categorie knot, hitch e bend a secondo della finalità. L’eccezione che conferma la regola è il bowline (pronunciato boh-lin), la gassa d’amante, che anche in italiano ha un nome criptico. Spesso il nome esteso sommato alla finalità non tolgono dubbio sul perché di ciascuno dei nodi marinari. In italiano purtroppo non c’è la stessa logica o struttura lessicale, e dobbiamo far propri nomi per quello che sono.

Nodi marinari - gassa amante

1. Gassa d’amante: Bowline

La gassa d’amante praticamente rappresenta l’essenza di essere un marinaio. Fra tutti i nodi marinari è il più importante, dovete saperlo fare in ogni condizione senza sbagliare. Ognuno ha una variazione della tecnica, ma dovete farlo senza intoppi, velocemente, senza esitazioni.

La sua versatilità ed importanza è legata a due aspetti. In primo luogo è un nodo che una volta fatto e stretto non si scioglie. Contestualmente non importa sotto quale carico sia stato sottoposto, è sempre possibile scioglierlo a mani nude. E’ semplicemente il re di tutti nodi, non ci sono abbastanza parole per elogiarlo.

A questo proposito, sulle barche da regata è un nodo usato molto più che sulle barche da crociera. Il regatante dalle mani abili e svelte preferisce di gran lunga fare delle gasse rispetto ad usare qualsiasi tipo di grillo. I motivi sono due, nel caso in cui le vele impazziscono nel vento ogni grillo diventa un’arma micidiale. Chi ha mai preso un colpo di grillo in faccia probabilmente ne porta ancora le cicatrici. A questo aggiungiamo che a differenza di una gassa, i grilli non sono infallibili, e possono aprirsi mentre una vela sbatte.

L’acciaio materiale infingardo

Tutte le cose in acciaio, inoltre, possono rompersi per fatica o se messi a lavorare male, con torsioni forti ed improvvise. In ultimo, oltre alla nostra incolumità i grilli lasciati a sbattere fanno bozzi e bolli su albero e coperta. Insomma, il regatante odia i grilli e spesso anche per quelle manovre dove la velocità può fare la differenza finisce per preferire la gassa.

La si utilizza per scotte fiocco, scotte spinnaker/gennaker, drizza randa, drizza spinnaker/gennaker, mura. Si può usare ovunque e sta a voi decidere, ma il consiglio è di evitare tutti i grilli inutili. Questi possono essere sostituiti con infallibili gasse, il re dei nodi marinari. Va detto che per le regate fra le boe i grilli rapidi trovano posto, perché sulle brevi distanze ogni istante è prezioso.

Nodi marinari - nodo savoia

2. Nodo Savoia : Figure-eight knot 

Il nodo Savoia, nella sua infinita semplicità, è proprio la dimostrazione di quanto sui nomi dei nodi, ha la forma di un 8. Gli inglesi si limitano a chiamarlo figura d’otto, come biasimarli. Dalla enciclopedia Treccani non sono riuscito a scoprire l’etimologia del nome Savoia, dunque inchiniamoci al mistero. Passiamo subito al suo utilizzo: è il più comune dei nodi d’arresto che si mettono in fondo alle cime. Questo perché non sfuggano oltre gli stopper in coperta sparendo magari nell’albero.

Va fatto al fondo delle scotte dello spinnaker/gennaker?

Una classica conversazione da pozzetto che appassiona molti è se il nodo vada fatto o meno in fondo alle scotte dello spinnaker/gennaker. Alcuni teorici prendono il lato del no in questo dibattito sul più semplice dei nodi marinari in questo contesto. Il ragionamento sarebbe che in una situazione di emergenza può essere necessario filare scotta spi in totale libertà. A questo dico che se non avete scotte spinnaker/gennaker troppo corte, questo ragionamento non ha ragione d’essere, mentre le controindicazioni sono molteplici.

Lasciando le scotte spinnaker/gennaker senza un nodo di arresto infatti sono due i possibili incidenti. Il primo e più comune e che la scotta spi, magari sfuggendo di mano o scappando dal self-tailer del winch, scappi via. Senza nodo d’arresto la scotta scorrerà fino a scappare dal bozzello in falchetta a poppa. Ci ritroveremo a questo punto, con il nostro spi impazzito che sbattendo nel vento darà frustate ovunque con la sua nuova arma indomita. Io sono per il sì per il più semplice dei nodi marinari in fondo alle scotte spinnaker/gennaker.

Scotte che sfuggono, una situazione scomoda da evitare

Tutte le situazioni scomode per definizione delle leggi marinaresche, succedono nei momenti peggiori. Quante volte sono rimasto pericolosamente sottovento vicino alle sartie cercando di acciuffare la maledetta scotta. Bastano un paio di frustate in volto per cambiare opinione e iniziare a mettere il nodo d’arresto anche alle scotte spi. Un secondo incidente, egualmente frustrante sta nel perdere una scotta a mare. In regata infatti una volta ammainato lo spi si lascia il circuito armato, ovvero le cime rimangono in coperta.

Per prassi io creavo un circuito chiuso legando una scotta all’altra così da poterle far scorrere insieme dal lato dove mi servivano all’issata successiva. La cosa migliore sarebbe di legare le due cime con due gasse ben strette. Infatti, sia un nodo semplice o un nodo piano hanno la tendenza a sciogliersi se non sono sotto tensione. In questo caso il circuito, durante una lunga regata, potrebbero rimanere in falchetta anche giorni, e di bolina finire in acqua ripetutamente.

Perdere le scotte a mare

E’ possibile che un nodo piano si sciolga, a questo punto le scotte finendo in acqua potrebbero essere trascinate via dall’acqua. Se non abbiamo la fortuna di un mezzo giro o un groviglio di cime rischiamo di perdere una o entrambe le scotte a mare.  Considerando il costo di una coppia di scotte spi per una 40 piedi da regata con calza mista kevlar converrete che merita un Savoia.

Per chiudere definitivamente la diatriba, ricordate che in regata è obbligatorio avere a portata di mano un coltello in pozzetto. Se quel nodo Savoia rappresentasse per qualche motivo un problema, potremo tagliare la cima perdendone una spanna al massimo. Direi che non c’è dubbio che fra tutti i nodi marinari il nodo Savoia vada fatto alla fine di tutte le scotte e le drizze. Lo includiamo dunque fra i nodi essenziali.

Nodi marinari - nodo parlato

3. Nodo parlato: Clove hitch

A parte il nome misterioso, questo non è altro che il nodo per fissare i parabordi. E’ un nodo senza particolari lodi, può scivolare, sciogliersi, fa il suo dovere ma non aspettatevi troppo. E’ talmente comune che non possiamo includerlo, ma certo la sua reale importanza e limitata alle operazioni d’ormeggio. In alto mare potremmo anche non conoscere questo nodo. Quando usate il parlato, abituatevi a fare anche anche un paio di mezzi colli. Il mezzo collo eviterà che il più comune fra i nodi marinari possa scivolare. Con vento forte la barca viene strattonata e schiacciata contro la banchina e una parlato con un paio di mezzi colli è molto più sicuro.

Lo si usa spesso anche per puntare drizze e cime sulle draglie o per appendere oggetti vari. Non è strettamente essenziale ma visto che ci siamo già ridotti a soli 4 nodi ho deciso di includerlo fra i nodi marinari essenziali.

Nodi marinari - dyneema mezzi colli

4. Mezzo collo: Half hitch

Il mezzo collo è il più banale e semplice dei nodi marinari, fatto una volta serve giusto per puntare una cima e sarebbe inutile. Invece, se ripetuto diventa il più versatile dei nodi marinari. Il mezzo collo può essere aggiunto al parlato come visto per mettere in maggiore sicurezza i parabordi. Sulle barche da regata si fanno tantissime legature con stroppi in dyneema. Per esempio le draglie sono messe in tensione con una legatura corta fatta di molti passaggi di un dyneema da 2-3mm.

Il dyneema ha una tenuta incredibile, che con un numero sufficiente di passate diventa più forti del cavo d’acciaio che tendono. Per fissare lo stroppo si fa un numero imprecisato di mezzi colli che se incrociati destra sinistra producono anche un bel risultato visivo. Il grandissimo pregio è che il primo mezzo collo si può fare con cima in tensione e poi fissato ulteriormente con ulteriori mezzi colli. Tuttavia, non importa quanta tensione verrà applicata, partendo dall’ultimo mezzo collo si potrà sciogliere la legatura anche dopo molto tempo.

I mezzi colli si trovano su tutte le legature in dyneema, dai venti dei bompressi alla legatura del paranco di drizza e mille altre applicazioni. Tirando le somme fra tutti i nodi marinari ci basta conoscere questi: il Savoia, il parlato, la gassa e il mezzo collo. Gli altri sono nodi marinari alternativi o aggiunte per situazioni particolari.

Altri nodi marinari comuni ma non essenziali

Nodi marinari - nodo piano

Nodo piano: Square knot

Il nodo piano e un nodo senza particolari meriti, lo si usa per unire due cime di dimensione uguale. Nel ragionamento fatto precentemente lo si potrebbe usare per unire le due scotte spinnaker/gennaker a riposo in coperta quando armiamo il circuito. Tuttavia, il nodo piano se non è sottoposto a tensione può sciogliersi. Quindi pur essendo di frequente utilizzo in varie circostanze bisogna ricordarsi di non usarlo per unire cime dormienti. Nell’esempio delle scotte spi bisogna abituarsi ed avere la pazienza di fare due gasse. Insomma uno di quei nodi marinari che potreste anche non usare e forse sarebbe meglio.

Nodi marinari - nodo arresto

Nodo di tappo, nodo d’arresto: Stopper knot

Questo è un nodo relativamente semplice, fatto come un nodo semplice ma facendo fare due giri all’estremità libera. Dalla sua ha che, una volta stretto è difficile che si sciolga. Verrebbe da dire che è preferibile al nodo Savoia ma non è così ed infatti non lo includo nella lista dei nodi marinari essenziali, perché? Come nodo d’arresto è un pochino ingombrante e soprattutto se stretto diventa un bozzo duro e tondo. Le cime in barca, specie sulle barche da regata, spesso inondano il nostro pozzetto come un piatto di spaghetti. Anche i più ordinati ne avranno molte da gestire durante le manovre.

Il nodo, duro e tondo rappresenta un pericolo, infatti pestandolo ci si può scivolare sopra mentre questo rotola come una pallina. Il nodo Savoia invece tende ad appiattirsi come come uno stuoino dopo la prima pestata. Dunque, un nodo in meno da imparare, ed anche per validi motivi, uno dei nodi marinari che si può scordare.

Nodi marinari - nodo bandiera

Nodo bandiera: Sheet bend

Il nodo a bandiera serve per legare fra loro cime di dimensioni diverse, per esempio se dovessimo legare un testimone ad una drizza. Per quanto questo sia un nodo serio senza demeriti non bisogna sbagliarlo. Per questo motivo come nel caso delle scotte spinnaker/gennaker, possiamo sempre sostituire il bandiera con due gasse. Per questo motivo lo classifico fra i nodi marinari non essenziali. E’ un nodo semplice ma si fa raramente ed è per questo che lo si può sbagliare. Un ultima analisi, lo si può tralasciare ed escluderlo dai nodi marinari essenziali.

Nodi marinari - intoppo di drizza

Intoppo di drizza: Halyard hitch

Questo nodo ha un solo scopo, fissare in maniera definitiva e con un nodo poco ingombrante una drizza ad un grillo. Può trovarsi anche per come nodo per un eventuale grillo del punto di mura di spi. Ancora come nodo per i grilli rapidi del punto di scotta spi che abbiamo prima sconsigliato. Questo nodo una volta fatto e ben stretto non si scioglierà mai più, andrà tagliato.

Quando lo facciamo dobbiamo assolutamente assicurarci che sia ben stretto perché specie con una cima nuova può scivolare. Vi lascio pensare alla scocciatura che dovreste affrontare se il nodo sul grillo di randa scivolasse. Randa giù e drizza persa dentro l’albero, poche barche da regata hanno una drizza randa di rispetto e nemmeno un amantiglio.

La drizza di rispetto, se c’è, è spesso sostituita da un testimone per far passare una nuova cima solo in caso di incidente. Dunque è una situazione davvero scomoda che va evitata a tutti i costi. Sulle barche da regata se la drizza è singola e diretta è preferibile eliminare comunque il grillo in favore di una gassa. Se la drizza ha un bozzello che la demoltiplica 2 a 1, il bozzello è solitamente legato alla testa randa con uno stroppo in dyneema. Abbiamo già parlato delle legature con stroppi in dyneema fissate con mezzi colli.

Sulle barche da crociera tutta via troviamo spesso questo nodo sul grillo di drizza randa, drizza fiocco, scotte e mura spinnaker/gennaker. Quando lo fate, per stringerlo agganciate il grillo ad una golfare in coperta e mettetelo in tensione con tutta la vostra forza con un winch. Ricade fra quei nodi marinari che se pur comune sulle barche da crociera, non trova posto e va eliminato sulle barche da regata.

Nodi marinari - nodo di rotolamento

Intoppo di rotolamento: Rolling hitch

Questo nodo, che probabilmente non riconoscete neanche dal nome ha delle somiglianze con nodo di Prusik noto agli scalatori. Vi direi che potete anche non preoccuparvi di questo nodo ma ha una funzione utilissima che non può essere sostituita da nessun altro nodo. A volte capita, per svista di cazzare una cima con un winch senza accorgerci che la cima si è incattivita sullo stesso.

Continuando a cazzare ci troveremo in una situazione sgradevolissima, una cima in tensione che non si riesce a togliere in nessun modo dal tamburo. Nelle situazioni peggiori si è costretti a tagliare una preziosa e costosa cima. Questo se non conoscete il rolling hitch o intoppo di rotolamento per uscire dal guaio.

Onestamente neanche sapevo si chiamasse così in italiano, dovrebbe chiamarsi nodo d’emergenza, nodo salva cime. Prendendo una cima libera, si può fare questo nodo sulla cima in tensione sul winch e con un altro liberare la cima incattivita. Infatti questo nodo, fatto su una cima in tensione, ha la capacità di strozzarsi sulla stessa senza scivolare.

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