Pasquale De Gregorio, il navigatore gentiluomo e il suo Vendée

Pasquale De Gregorio è uno dei navigatori più vicini a tutti gli appassionati di mare e di navigazione. Pasquale è un esempio, il mare l’ha dovuto conquistare, non ci è nato vicino, è stato un colpo di fulmine, durato tutta la vita. Pasquale incarna un sogno, quello di correre la regata più estrema in solitario, l’Everest della vela, il Vendée Globe. Ricorda che non ci sono date di scadenza, non serve avere vent’anni per fare il giro del mondo, lui l’ha fatto a quasi sessanta.

Pasquale de Gregorio
Pasquale de Gregorio

Pasquale De Gregorio non si è lanciato in una pazza avventura, ha studiato, ha navigato e a tappe è giunto alla meta. Pasquale non è arrivato primo. Ma il coraggio di concludere il Vendée Globe, svantaggiato, con la chiglia basculante bloccata e senza previsioni meteo, vale un grande riconoscimento morale. Pasquale non aveva grandi risorse per il suo progetto e ha pagato caro il suo sogno ma l’ha vissuto pienamente, senza rimpianti. Non si è mai proposto come protagonista sotto i riflettori dei media, ma lo sentiamo come uno di famiglia, quella del mare e Marinai.

Questo e molto di più è Pasquale De Gregorio, classe 1941, 180.000 miglia di navigazione a vela all’attivo. Un navigatore gentiluomo, innamorato del mare e sempre coerente con la sua scelta di vita, che ha comportato delle perdite ma anche molto arricchimento. In un’intervista rilasciata di recente racconta la sua storia, prima di ripartire con il suo amore per una crociera nel sud Italia.

Pasquale De Gregorio: all’origine della passione per il mare e per la vela

“Sono nato in Abruzzo, sulle pendici della Majella, quindi ero più un montanaro e con il mare avevo avuto un rapporto da normale cittadino. Andavo in vacanza in spiaggia in estate e non sono nemmeno un ottimo nuotatore, c’era più il desiderio di conoscenza, inizialmente. Sono laureato in giurisprudenza e per quasi vent’anni ho lavorato al servizio legale della Banca d’Italia,” ricorda Pasquale De Gregorio.

“Nel 1973, avevo 32 anni, ero indeciso se comprare un furgone attrezzato per viaggiare o fare un corso di vela. Ho scelto la seconda opzione e sono andato alla famosa scuola di Caprera e per me è stata un’esperienza folgorante. Caprera ha fatto il miracolo, complice anche un capo turno, Piero Bianchessi.  Era un navigatore esperto e ci insegnava la navigazione a vela sulle derive, preparandoci a quella su barche più grandi. Anni dopo ci siamo rincontrarti alle Vanuatu, dove si era trasferito.

Nel 1988 ho mollato tutto, il lavoro e la carriera e mi sono dato completamente al mare. Avevo elaborato lo step di vivere in mare già l’anno dopo che avevo frequentato il Centro Velico a Caprera. Avevo elaborato questo piano: tener duro fino alla maturazione dell’anzianità minima per la pensione, per avere una base economica. Ero anche consapevole che, se volevo fare questo nella vita, organizzando delle crociere scuola con appassionati di mare, dovevo imparare bene a navigare. Ho comprato la mia prima barca, un Brigand 750 e ho fatto la mia prima crociera, le prime navigazioni d’altura. In quel periodo ho visto chiaro nel piano della mia esistenza,” racconta Pasquale De Gregorio.

Cambio di visione per uno stile di vita nuovo

“Gli anni che sono intercorsi tra l’elaborazione del progetto e la realizzazione di questo cambio di vita li ho dedicati all’apprendimento. Mi sono impegnato a crearmi l’esperienza che mi garantisse un’attività e un comportamento in tutta sicurezza, per me e gli altri. L’Adriatico è stato la mia palestra e scuola d’altura, inizialmente con regate Open, tipo 500×2 o Rimini – Corfù – Rimini. Quello che più mi affascinava e affascina ancora del mare è lo stile di vita,” puntualizza Pasquale De Gregorio.

“Il primo corso di vela, quella prima esperienza in Sardegna aveva innescato una serie di reazioni a catena, molto profonde. Nella mia passione per il mare c’è l’aspetto turistico del viaggio, il rapporto romantico con il mare, le persone, i luoghi e gli ancoraggi. Ma prevale l’approccio ad uno stile di vita completamente all’opposto di quello che avevo seguito per abitudine e necessità.

Pasquale de Gregorio - il navigatore gentiluomo
Pasquale de Gregorio – il navigatore gentiluomo

La mia vita precedente era dedicata all’affermazione di una condizione economica di benessere in una prospettiva borghese e comune. Cominciando ad andare in barca e facendo le prime navigazioni mi sono accorto che c’era un’alternativa di vita completamente diversa. Ho capito che si poteva vivere bene, con poco,” afferma Pasquale De Gregorio. “È stato una specie di detonatore, ho iniziato a scrostarmi di dosso una serie di certezze e convinzioni.”

Famiglia e mare, un binomio non sempre facile

“Conciliare mare e famiglia non è sempre facile, all’epoca del mio cambio di vita ero sposato con due figli. La mia prima moglie inizialmente viveva la barca con piacere ma non aveva subito la stessa trasformazione, lo stesso cambiamento di visione. Questo ha portato purtroppo ad un allontanamento progressivo e le nostre vite hanno preso una strada divergente,” racconta Pasquale De Gregorio.

“I miei due figli navigano con me volentieri ma sempre in maniera distaccata, non hanno abbracciato la mia stessa passione appieno. Comunque mi hanno raggiunto in giro per il mondo in occasione del Round the World Rally-Europa 92 a cui ho partecipato nel 1991-92. Hanno visto le Vava’u e abbiamo navigato in Thailandia, condividendo splendidi paesaggi ed emozioni.

Pasquale con la moglie Oriana
Pasquale con la moglie Oriana

Da quindici anni sono felicemente risposato con Oriana Ubaldi, pittrice ed amante del mare e della vela. Quando ci siamo incontrati aveva già fatto una traversata atlantica. Ci siamo conosciuti ventisei anni fa per le comuni passioni marine e un paio d’anni dopo è scoccata la scintilla. Ora navighiamo insieme,”  confessa Pasquale De Gregorio.

Olio su dacron, ©Oriana Ubaldi
Olio su dacron, ©Oriana Ubaldi

Dalla crociera, alle regate, ma d’altura

“Dopo aver iniziato a navigare sulla mia barca in crociera ho conosciuto altri velisti e mi sono avventurato nel mondo delle regate. Per me era sempre un discorso di responsabilità. Facevo le regate in ottica di formazione, come fosse una palestra per svolgere con consapevolezza e responsabilità questa attività. Dopo avere partecipato a varie regate di triangolo, anche campionati IOR su barche di amici, mi ero reso conto che era un ambiente stressante. Non c’era solo il piacere di navigare e competere sportivamente, spesso si finiva a litigare per le classifiche,” racconta Pasquale De Gregorio.

“Quando invece ho approcciato l’ambiente delle regate Open, in particolare all’inizio la 500×2, ho trovato un ambiente completamente diverso di esperti e bravi marinai. In navigazione erano ugualmente impegnati al massimo e competitivi, ma con una certa leggerezza, con ironia.

Questo approccio da marinai veri mi ha aiutato a formarmi. Poi il mare, inizialmente l’Adriatico ha fatto il resto, tipo il Quarnero quando si incavola mette a dura prova uomini e strutture delle barche. Su queste esperienze mediterranee ho poggiato la mia preparazione da skipper e la preparazione stessa della barca per il giro del mondo in equipaggio.” Conclude Pasquale De Gregorio.

Pasquale De Gregorio, il primo giro del mondo, Round the World Rally-Europa 92

“Nel 1991 mi sono iscritto alla Round the World Rally-Europa 92, giro del mondo a tappe, in equipaggio. Per me è stato un ulteriore step di arricchimento. Non avevo mai varcato le Colonne d’Ercole (Gibilterra), quindi compiere, pur alle latitudini tropicali, tutti gli oceani è stato molto bello. Anche umanamente è stata un’esperienza importante, eravamo sette barche italiane e altre barche da tutto il mondo,” racconta Pasquale De Gregorio.

Paquale De Gregorio
Paquale De Gregorio

“Abbiamo navigato e visitato i posti più belli della terra, ma quello che mi ha segnato di più è stata la navigazione. La mia barca era un 50 piedi portato a 53 e dal punto di vista marino è stato molto intenso.

Poi, dopo aver fatto il giro alle latitudini tropicali, mi sono detto perché non vedere cosa c’è più giù. Mi è preso il tarlo del Vendée Globe che in realtà considero più come una conseguenza che come l’obiettivo del mio percorso.”

Verso la navigazione in solitario

“Dal navigare intorno al mondo in equipaggio a navigare in solitario per me è stato un passaggio naturale. Durante il Rally, avevo due compagni di equipaggio che hanno fatto con me tutto il giro. Erano persone normali, come me, un pilota in pensione e un ragazzo più giovane che lavorava nel campo dell’informatica.

In realtà il più esperto dei tre ero io e ne sentivo la responsabilità. Dalla partenza da Gibilterra fino in Thailandia, non ho mai dormito in cuccetta, dormivo fuori pronto ad intervenire e a controllare. Poi in Thailandia ho conosciuto un francese che mi ha garantito la presenza in pozzetto di un’altra persona esperta,” ricorda Pasquale De Gregorio.

Il Vendée Globe, un sogno per raggiungere un obiettivo

“Per quanto riguarda la prova più estrema dei navigatori solitari, il Vendée Globe, fin dalla prima edizione del 1989, ho sempre presenziato alla partenza.  Mi affascinava l’aspetto tecnico ma anche quello umano. Alla prima edizione si respirava un’atmosfera di tensione, era la prima volta e gli stessi partecipanti non sapevano cosa avrebbero affrontato.

Le imbarcazioni erano variegate, alcune già concepite per la navigazione in solitario, come per il BOC Challenge, altre invece erano adattate. Il panorama delle imbarcazioni e dei navigatori non si era ancora specializzato. Poi sono tornato a vedere la partenza anche nel 1992 e 1996 e andando a curiosare mi si è messo il tarlo. Finché nel 2000 sono riuscito ad essere sulla linea di partenza con un Open 50’, all’epoca erano ancora ammessi ed eravamo in tre.

Pasquale de Gregorio - Wind 159
Pasquale de Gregorio – Wind 159

Il bel ricordo, oltre la navigazione è l’esperienza intensa umanamente, infatti sono riuscito a coronare questo sogno grazie all’appoggio anche economico di tanti amici. Quando ho rivenduto la barca ad Andrea Mura ho dovuto chiedere l’assenso alla vendita ad altre diciannove persone, eravamo venti proprietari.

Questo mi ha consentito inizialmente di avviare la costruzione della barca al buio, senza avere la certezza di trovare uno spon