Tutti coloro che sono andati in barca si sono sicuramente chiesti cosa succederebbe in caso di ribaltamento della barca. Pensate a quante volte me lo sono chiesto io prima di partire per la Global Ocean Race. Con una barca di appena 12 metri, un Class40 la possibilità è tutt’altro che remota. Infatti la probabilità di un ribaltamento è proporzionale all’altezza d’onda. Solitamente avviene con onda frangente.

Si dice che a spanne, il ribaltamento sia possibile con un’onda di altezza pari alla lunghezza barca. Un frangente preso al traverso può non solo sdraiarci a con un knock-down ma anche ribaltarci. Ne sanno qualcosa i ministi che i Mini 6.50 hanno una probabilità più alta di affrontare onde pericolose. Il mio co-skipper alla Global Ocean Race, Paul Peggs in ben due occasioni in due edizioni della Mini Transat ha subito un ribaltamento.
La prima volta abbandonando la barca via elicottero, la seconda portandola con armo di fortuna fino in Spagna. Giunto a terra ha sostituito l’albero con quello di un amico con barca identica ed è ripartito ed ha concluso la regata. Tuttavia il suo ricordo di quei due episodi era ancora vivo alla Global Ocean Race. Dopo aver visto il mare in tempesta ai quaranta ruggenti, con le lacrime agli occhi, ha deciso che non voleva più correrei il rischio. Fu così che dovetti trovare un co-skipper che lo sostituisse.
Cosa succederebbe in caso di ribaltamento
Innanzitutto faccio una breve digressione sul knock-down, ovvero quando si viene sdraiati completamente dal vento. Nel momento del knock-down, la barca è in una situazione di stabilità molto precaria. Se sopraggiungesse un’onda a colpirci lateralmente sarebbe facile dare il giro. Il knock-down solitamente avviene in situazioni di vento molto rafficato o quando si viene raggiunti da un groppo.



Una nuvola di natura temporalesca infatti può produrre situazioni molto pericolose. Il movimento dell’aria all’interno di grosso cumulonembo può diventare il nostro vero nemico. L’aria calda ed umida che sale in quota alimentando un cumulonembo ricade infatti lateralmente ad esso con violenza. Il vento non è orizzontale ma verticale, ed ha tutte le caratteristiche del vento catabatico di ricaduta dalle montagne.
La scuffia
Per darvi il senso di quanto una raffica improvvisa possa effettivamente sdraiarci completamente ho recuperato questo video. Siamo in inverno nel Golfo di Spezia. Il vento è rafficato, un maestrale dopo una perturbazione. Per di più scende accelerando dalla montagna, il cosiddetto vento catabatico. In barca siamo con randa piena e fiocco invelati per il vento medio di 10-15 nodi. All’improvviso veniamo travolti da raffiche di 30-40 o forse anche più nodi di vento. Il mare è piatto ed a parte lo spavento non ci sono conseguenze.
In un’altra occasione, su un Mini 650 proto, con volanti strutturali, mi sono trovato in grande difficoltà. Ero diretto a Talamone per la Arci Mini 650 quando fummo sorpresi da fortissime raffiche catabatiche che scendevano dal promontorio. La barca fu sdraiata fino a mettere le crocette in acqua. Il tutto era complicato dalla vicinanza della costa, volevamo virare ma con volanti strutturali non riuscivamo neanche a completare la manovra.
Furono momenti intesi, la barca era a 70-80 gradi, e ricordo chiaramente che ero in piedi sui candelieri con l’acqua che arrivava ai winch. Era pericolosamente vicina anche al passa-uomo, per fortuna non c’era onda. In quelle condizioni ho potuto apprezzare quanto poco sarebbe bastato per iniziare ad imbarcare acqua. Con onda la storia sarebbe andata a finire diversamente. Se fossimo stati in oceano con onda frangente sicuramente avremmo dato il giro.
Il ribaltamento
Sulle barche moderne si tende sempre a fuggire dal vento o mettersi alla cappa in situazioni estreme. La tecnica di mettersi a secco di vele non è consigliata perché la barca sarebbe letteralmente in balia delle onde. Alla cappa si riesce a tenere il mare al mascone, fuggendo invece lo si prende al giardinetto. Entrambe le situazioni possono essere pericolose, il ribaltamento può avvenire in entrambe le situazioni.
In caso di ribaltamento, quasi sempre l’albero ne esce danneggiato. In molti casi si disalbera completamente, in altri si rompe una sezione dell’albero. Teniamo in conto che la pressione che esercita l’acqua sulle vele e migliaia di volte superiore a quelle dell’aria. Anche se le vele cedessero c’è comunque anche il nudo albero sarebbe soggetto a forze enormi. Nel caso di barche da regata molto larghe e piatte inoltre si presenta un problema aggiuntivo. La barca infatti potrebbe non rialzarsi, e pur non avendo perso la chiglia rimanere a testa in giù.



La curva di stabilità di forma di una barca ci indica se questa possa o meno rimanere a testa in giù. Per le barche tradizionali è poco probabile, mentre per le barche da regata è diverso. Certo se ripercorriamo la maggior parte dei ribaltamenti, sono avvenuti sempre in concomitanza alla perdita della chiglia. Da notare però l’enorme stabilità di forma di barche come gli Imoca 60 dove ricordo almeno Mike Golding che completò una Vendée Globe arrivando al traguardo senza chiglia.
Il test di ribaltamento
Questa evenienza è tutt’altro che remota per un Class40. Tanto che, per essere ammessi alla Global Ocean Race era previsto un vero e proprio test di ribaltamento. Occorreva dimostrare che se la barca si fosse capovolta disalberando, saremmo stati in grado di raddrizzarla dal suo interno. Per certi versi fare il test in acque piatte ha poco senso. Ma per altri, se ci si riesce a raddrizzare in quelle condizioni si riuscirà sicuramente con l’aiuto dell’onda.
![Ribaltamento - Test di inversione Imoca 60 Hugo Boss [2]](https://barca-a-vela.it/wp-content/uploads/2020/04/Ribaltamento-Test-di-inversione-Imoca-60-Hugo-Boss-2.jpg)
![Ribaltamento - Test di inversione Imoca 60 Hugo Boss [2]](https://barca-a-vela.it/wp-content/uploads/2020/04/Ribaltamento-Test-di-inversione-Imoca-60-Hugo-Boss-2.jpg)
![Ribaltamento - Test di inversione Imoca 60 Hugo Boss [2]](https://barca-a-vela.it/wp-content/uploads/2020/04/Ribaltamento-Test-di-inversione-Imoca-60-Hugo-Boss-2.jpg)
Per effettuare il test abbiamo dovuto contattare il progettista Marc Lombard. Portando a termine dei calcoli sulla stabilità ci confermò che la barca sarebbe rimasta stabile a testa in giù. Per raddrizzarla non sarebbe bastato sfruttare i serbatoi laterali dei ballast. Dovevamo aggiungere un ulteriore serbatoio (sigillato in regata) sempre laterale, ma a prua, di quasi 1000 litri d’acqua. Ovvero per raddrizzare la barca dovevamo imbarcare 1750 litri d’acqua lateralmente per poi raddrizzarci grazie alla chiglia.