Giovanni Soldini, uno dei più completi e famosi fra i navigatori italiani e navigatori solitari ha iniziato la sua carriera con una scelta coraggiosa. Ad una vita milanese, conformandosi alle regole e al fare comune ha scelto la via del mare ed è stata la sua prima vittoria.

Dalle prime esperienze con i Malingri, al trimarano Maserati su cui vola sugli oceani, Giovanni Soldini è protagonista della vela d’altura italiana da venticinque anni. Pelle abbronzata, capelli schiariti dal sole, orecchino da capohornier: sia al timone, in cantiere o davanti a banchieri il navigatore italiano è sempre sé stesso. Un uomo che ha fatto del suo sogno un mestiere: ruvido a tratti ma vero, come insegna il mare.
Giovanni Soldini sul trimarano Maserati Multi 70
Da quattro anni il navigatore italiano vola con il suo team sul trimarano Maserati Multi70 e a suon di record hanno compiuto due volte il giro del mondo.
Nel 2016 vincono la Rolex Middle Sea Race con un tempo di 2 giorni, 1 ora, 25 minuti, battendo il precedente record di dieci ore. Alla RORC Transatlantic Race, prima regata transatlantica, Giovanni Soldini e il suo team ottengono un secondo posto tra i multiscafi.

Nel 2017 affronta la Transpac Race da Los Angeles a Honolulu e arriva dopo 4 giorni, 12 ore, 48 minuti, piazzandosi terzo. Era in lotta con i primi della flotta ma l’urto con un OVNI ha distrutto il timone di dritta e compromesso il risultato.
Nel 2018 il trimarano Maserati Multi 70 naviga sulla Rotta del Tè, 13000 miglia da Hong-Kong – Londra. Insieme a Giovanni un team d’élite, Guido Broggi, Sébastien Audigane, Oliver Herrera Perez e Alex Pella conquistano il record in 36 giorni, 2ore, 37minuti. Nonostante la rottura di un timone, che riescono ad aggiustare in navigazione, con un perdita di tempo, migliorano di cinque giorni il precedente record.
Nel 2019, il navigatore vince la RORC Caribbean 600, migliorando il secondo posto del 2017 e stabilendo un nuovo record, 1 giorno, 6ore e 49minuti.
Giovanni Soldini: emozioni e problemi sui trimarani ultratecnologici
Cosa si prova a navigare sul trimarano Maserati Multi 70: con picchi di 46 nodi di velocità e medie fino a 700 miglia al giorno?
“Una barca che vola sull’acqua e va così forte è un pozzo di adrenalina, poi ogni barca per me è speciale”, confessa il navigatore Soldini.

“Vado in vacanza su uno yacht da crociera del 1975 che pesa trentacinque tonnellate e mi piace anche quello. Maserati Multi 70 è molto interessante anche per la parte di sviluppo, facciamo prove continue e ci confrontiamo con gli ingegneri. È una grande opportunità, una sfida continua a risolvere anche le problematiche di questi gioielli ultra-tecnologici. Infatti l’attrezzatura per volare a quindici nodi e mare piatto, poi quando ci sono trentacinque nodi ed onde di sei metri è quasi un intralcio. Più aumenta la velocità più alcuni elementi sono importanti: ad esempio l’allineamento dei timoni o la qualità dei profili. Ci sono molto problemi che sorgono oltre i 38 nodi, è difficile tarare il trimarano per ogni condizione”, commenta Giovanni Soldini.
La vita e le abitudini sul trimarano Maserati Multi 70
Com’è la vita su Maserati Multi70, che turni di lavoro avete e come fate per acqua e cibo?
“Dipende dal tipo e dalla durata della regata che affrontiamo: se ad esempio la regata è di quattro, cinque giorni i ritmi sono molto dinamici. Non stabiliamo dei veri e propri turni, si va a dormire a rotazione ogni tanto. Per le regate di 36 ore, come la RORC Caribbean di 600 miglia, non si dorme. Quando affrontiamo un record lungo, come Hong Kong – Londra bisogna avere un equilibrio e dei turni fissi. Siamo cinque d’equipaggio a bordo di Maserati Multi70: io fuori turno e due squadre da due, che si alternavano ogni quattro ore. Le manovre si fanno in tre e io sono sempre in coperta; mi occupo anche della meteorologia e della strategia”, racconta Giovanni Soldini.

“Per l’acqua potabile abbiamo un piccolo desalinizzatore che produce circa trenta litri l’ora di acqua potabile, di solito lo accendiamo per due ore al giorno. Quanto al cibo, per me mangiare bene è importante, non porto liofilizzati, cucino sempre io con la pentola a pressione. Il trucco è dosare bene l’acqua e la pasta, ad esempio, e si cucina tutto in pentola a pressione: anche l’equipaggio apprezza”.
La passione per il mare nel sangue
Tornando alle origini, com’è nata la tua passione per il mare?
Da bambino mio padre mi portava in barca sia al lago sia un po’ in mare e ho iniziato a provare le prime forti emozioni sull’acqua. Quando sono cresciuto, da adolescente, volevo viaggiare e la vela mi sembrava un ottimo modo per farlo. Grazie all’incontro con l’amico Vittorio Malingri ho avuto la possibilità di iniziare a lavorare in cantiere: ho costruito un prototipo del Moana a quindici anni. Con Vittorio e la sua famiglia, grandi navigatori italiani, ho fatto anche le prime esperienze in mare: i primi trasferimenti e le prime regate.

La mia prima traversata atlantica è del 1989, a 23 anni, avevo fatto un trasferimento alle Baleari e in molto si preparavano ad attraversare. Un signore anziano americano mi ha imbarcato: ho imparato in quell’occasione l’inglese, perché non sapevo una parola. Ho lavorato poi un paio d’anni con Vittorio nella base di charter che aveva fondato a Cayo Largo: dieci mesi a Cuba sono stati un’esperienza bellissima. Così è iniziata la mia carriera”.
Soldini costruttore: hai iniziato costruendo il tuo Open 50’ Stupefacente-Kodak come ricordi quest’esperienza e come hai ispirato i progettisti delle tue barche?
“La nascita di Stupefacente-Kodak è stata un’esperienza bellissima, per me era una barca molto speciale. Volevo fare il giro del mondo, ma ero giovane, sconosciuto e non avevo sponsor. Ho fondato un’associazione e ho riunito quarantacinque amici, soci che mi hanno prestato i soldi per il mio progetto.

Ho pensato di costruire quella che poi è diventata Stupefacente in una comunità di ex tossicodipendenti, coordinati da Stephan Falcon che era il capo cantiere. È stato molto di più che costruire una barca, è stato un grande progetto umano che ha segnato il futuro di molte persone. Alcuni ragazzi della comunità hanno proseguito nel mondo della vela: una è diventato capocantiere, due hanno partecipato alla Coppa America”, ricorda Giovanni Soldini.
Da Looping a Stupefacente-Kodak, l’evoluzione di Berret-Soldini
“Il primo Open50” sui cui avevo regatato era Looping, progettata da Berret-Racupeaucon, una barca molto avveniristica. Ero arrivato terzo alla mia prima regata in solitario “La Baule-Dakar” nel 1991. Quando pensai ad una nuova barca dopo il naufragio di Looping, andai da Berret e gli chiesi di disegnare il progetto.

Avevo scritto con Yves Parlier che aveva fatto il giro del mondo su Looping un libercolo di venti pagine con consigli ed osservazioni. Spiegavo come doveva essere secondo noi l’evoluzione: la parte buffa era com’era scritto in un “francitaliano”, perché allora non scrivevo francese. Berret accettò ma mi mandava i disegni via fax: in conclusione abbiamo costruito Stupefacente-Kodak con una cinquantina di fax. Solo i disegni della linea d’acqua erano in scala reale, ci siamo un po’ inventati questa barca, erano altri tempi.
In passato era tutto diverso: un navigatore doveva sapere anche come costruirsi la barca e meno soldi avevi, più tuttologo eri. Abbiamo fuso anche il bulbo di Stupefacente-Kodak da un bulbo vecchio di Brooksfield che mi hanno regalato al cantiere Tencara.
Questa esperienza comunque mi è servita in tutta la mia carriera per capire più a fondo i mezzi sui cui ho navigato. Con il trimarano attuale, benché ci sia un’organizzazione diversa, continuo a discutere delle modifiche, delle rivoluzioni ed delle innovazioni.”
Le barche di Giovanni Soldini: tutte speciali e all’avanguardia

Qual è la tua barca preferita dopo aver navigato in tutte le classi Open dai 40 ai 70 piedi monoscafo ai multiscafi 50’ e 70’?
“Ora preferisco il mio trimarano Maserati Multi 70, mi da molte emozioni navigare a velocità incredibile e volare sugli oceani. In realtà tutte le mie barche sono state speciali, interessanti e all’avanguardia, non potrei scegliere una”, confessa Giovanni Soldini.
![Velisti italiani - Giovanni Soldini - Maserati Multi 70 - Photo by Roddy Grimes -Graeme Acquafilms [2]](https://barca-a-vela.it/wp-content/uploads/2020/05/Velisti-italiani-Giovanni-Soldini-Maserati-Multi-70-Photo-by-Roddy-Grimes-Graeme-Acquafilms-2.jpg)
Stupefacente-Kodak: Open 50’
“Ho trovato un’anima in ogni barca con cui ho navigato e con loro ho sempre avuto dei rapporti molto speciali. Le ho costruite, le ho volute, ho seguito il progetto e le ho navigate: le sentivo mie. Tutte erano molto innovative: Stupefacente-Kodak ad esempio era futuristica per un progetto del 1992, con il bompresso e il ponte pulito. Se le metti una randa con square top potrebbe essere uno scafo di questi anni, anche se non è a spigolo.
Fila: Open 60′
L’Open 60’ Fila progetto di Finot Conq del 1997, con cui vinsi l’Around Alone del 1998/99 aveva albero alare e chiglia basculante. L’unica al mondo ad avere entrambi e la seconda, dopo quella della Autissier con chiglia basculante che costruimmo con Giovanni Cariboni. Ora lui è il leader mondiale in chiglie basculante e sistemi idraulici, ma tutto partì dalla mia barca”.

Tim Progetto Italia: trimarano di 60’
“Il trimarano Tim Progetto Italia di 60 piedi è stata forse la barca meno riuscita: non avevo tanta esperienze e i francesi erano molto avanti. Ma mi è servito per capire molte cose, purtroppo con Vittorio Malingri abbiamo scuffiato alla Transat Jacques Vabre del 2005.

Telecom Italia: il Class 40’
Il mio Class 40 Telecom Italia era una barca molto innovativa, progettata da Guillaume Verdier con cui ho collaborato per la progettazione. La barca era molto riuscita e appena varata abbiamo vinto tutte le regate a cui abbiamo preso parte.

Maserati Multi 70’: il trimarano
Questo multiscafo è molto interessante: era il Gitana XV a cui avevano messo un foil a L. Noi abbiamo sviluppato tutto il sistema: abbiamo rifatto i timoni per aiutare a far volare la barca. La ricerca era volta a far volare il trimarano non solo in acqua pitta ma negli oceani di tutto il mondo. Credo che abbiamo trovato le migliori soluzioni possibili e continuiamo ad oggi la ricerca, facendo tesoro dell’esperienza di due giri del mondo”, racconta Giovanni Soldini.

Giovanni Soldini: navigatore solitario
Dal 1994 al 2008,Soldini afferma la sua vocazione di navigatore solitario vincendo molte regate internazionali. Nel 1995 ottiene un secondo posto alla BOC Challange, giro del mondo in solitario a bordo di Stupefacente-Kodak. Nell’edizione successiva del 1998, chiamata Around Alone vince nella classe 60 piedi, compiendo in 116 giorni il giro del mondo a tappe su Fila.
Partecipa cinque volte alla Ostar, detta anche The Transat, la più dura traversata atlantica in solitario e vince nel 1992. Stabilisce un nuovo record di percorrenza nella classe Open 50’ e vince nel 1996; nel 2008 vince nella categoria Open 40’ su Telecom Italia.

Piaceri e difficoltà di navigare in solitario
Quali sono le difficoltà e i piaceri che trovi nel navigare in solitario?
“Adoro navigare in solitario, ho fatto molte regate ed è un’ottima scuola di vita, innanzitutto perché non puoi prendertela con nessuno, solo con te stesso. Impari a perdonarti e capirti, perché di errori ne fai sempre tanti, è qualcosa di cui tenere in conto. Mi piaceva molto anche l’ambiente che a quei tempi era molto solidale, fatto di persone speciali che venivano da tutto il mondo. C’erano molti navigatori francesi, inglesi, sudafricani, australiani, neozelandesi, purtroppo pochi navigatori italiani, comunque è stata un’esperienza stupenda. Ambrogio Fogar, Pierre Sicouri mi hanno preceduto, ma forse sono stato il primo a puntare la vita e la carriera sulla navigazione in solitario.
Le difficoltà bisogna affrontarle di più a terra, ad esempio per trovare sponsor e bisogna sempre legare un progetto ai fini commerciali degli sponsor. Io sono sempre stato fortunato e ho imparano tante cose come con Telecom a girare e montare i video e spedirli via satellite. È una parte importante imparare a comunicare da mare a terra: per tenere il pubblico informato e fargli vivere l’avventura”, racconta Giovanni Soldini.
Il problema degli OVNI nelle regate d’altura
Si parla in tante regate di ritiri dei concorrenti a causa dell’urto con OVNI, oggetti galleggianti che danneggiano le estremità immerse delle imbarcazioni. Anche voi con il trimarano Maserati Multi70 nel 2017 avete urtato un OVNI e rotto il timone di dritta, cosa ne pensi di questa situazione?

“I mari sono sotto pressione da tutti i punti di vista: sia per gli oggetti abbandonati dall’uomo che per cose che il mare si prende. Non è solo opera umana, pensiamo a cosa succede nel Pacifico quando un tifone investe un’isola: trascina tutti i detriti e rottami in mare. Siamo sempre più persone, tutti inseguono un modello di consumismo più sfrenato, della crescita a tutti i costi. Si sfruttano le risorse naturali senza alcuna remora e sguardo al domani: l’essere umano sta creando molti problemi, come di sicuro l’inquinamento”.
L’inquinamento: osservazioni dirette di Giovanni
“Per chi come me naviga da venticinque anni lo sfruttamento eccessivo delle risorse, principalmente del mare, è palese. Quando incontri una flotta di pescherecci industriali per la pesca intensiva fuori dalle coste africane viene un colpo al cuore.
Oppure all’equatore, nelle calme, il trimarano va piano e si vedono oggetti galleggianti di continuo: la bottiglia di coca-cola, il tappo, il pezzetto di plastica colorata. Tenendo conto che il 30% della plastica resta a galla e il resto affonda: si capisce che il mare sul fondale è molto inquinato”, riflette Giovanni Soldini.

“Il problema è pensare come fanno molti: andiamo sulla luna, voliamo sui Boeing 747, quindi controlliamo tutto. Invece non controlliamo niente, anzi dobbiamo imparare a vivere su questa Terra in sintonia con quello che ci sta intorno.
La strada è cambiare la cultura delle persone e prestare attenzione ai consumi ma anche i governi dovrebbero lavorare insieme per tutelare l’ambiente. Se lavoriamo tutti insieme e ci rendiamo conto che siamo sulla stessa barca, il nostro pianeta, forse troveremo una soluzione”.
“Il coraggio è scegliere”

Avevi detto “il coraggio è scegliere”: qual è stato l’atto più coraggioso nella tua vita?
“Non è stato di certo il salvataggio di Isabelle Autissier come tanti potrebbero pensare, per me era un dovere etico. Se stai facendo una regata e sei a duecento miglia da un altro concorrente in difficoltà è doveroso aiutare. Non sono un eroe, dal punto di vista mediatico, la notizia è stata esagerata”.

“Il vero atto di coraggio che ho compiuto nella vita invece sono le scelte, difficili e rivoluzionarie per certi versi. Sono nato a Milano da una famiglia che si aspettava che i figli facessero gli ingegneri o gli avvocati. Quando ho annunciato che non volevo studiare ma andare in barca, non è stata una passeggiata, avevo tutti contro. Ho dovuto trovare il mio modo di vivere: è un atto di coraggio seguire se stessi ed i propri sogni.

Spero di riuscire a trasmettere anche ai miei quattro figli questo insegnamento affinché facciano la loro scelta, la loro vita. Tento di insegnare loro ad essere indipendenti e a seguire se stessi senza aver paura di quello che pensano gli altri”, racconta Giovanni Soldini.
Navigatori italiani: le sfide del futuro per Giovanni Soldini
Quale sfida manca ancora a Soldini navigatore, cosa ti piacerebbe ancora fare?
“A me piacerebbe continuare a fare delle belle regate su Maserati Multi 70 e con il team vogliamo apportare altre migliorie al trimarano. Nel team ci sono anche Nico, il figlio di Vittorio Malingri, e Matteo Soldini mio nipote che mi segue e continuerà il mio mestiere. Da tanti anni faceva trasferimenti e lavori in cantiere e da un anno e mezzo è entrato a far parte del team fisso di Maserati. Quindi vedo un futuro di persone che stanno crescendo in parallelo con l’evoluzione della classe dei multiscafi. Quando siamo tre, quattro trimarani in regata è bellissimo ed entusiasmante e tra gli equipaggi c’è un bell’ambiente”.

La flotta dei multi cresce ed è sempre più attiva: alla Transpac Race eravamo in quattro, alla RORC Caribbean in tre. Forse parlano di aprire la Sydney-Hobart ai multiscafi: vorrei partecipare. Ora la mia priorità è riportare il trimarano in Italia perché è sola in Guadalupe e con la stagione degli uragani in arrivo sono stressato.” Racconta Giovanni Soldini che lontano dal mare non riesce a stare a lungo. Come diceva Jacques Cousteau: “Il mare, una volta lanciato il suo incantesimo, ti tiene per sempre nella sua rete di meraviglia.”
Grazie a Giovanni Soldini e vento in poppa a tutto il team Maserati!

Bibliografia:
- Giovanni Soldini, Nel Blu, una storia di vita e di mare, Edizione TeaLibri
- Giovanni Soldini, Sulla Rotta dell’Oro, Edizioni Longanesi